Montestella d'Ivrea:
the amplified park project
(Ivrea, 1979)

Tra i vari progetti realizzati da John Cage in Italia, ce n'è uno che è rimasto una chimera: la sonorizzazone di un bosco presso Monte Stella d'Ivrea: the amplified park project.

Il progetto nacque alle fine degli anni '70. Più precisamente, Cage nel febbraio del 1979 fu invitato in Italia per descrivere in dettaglio gli aspetti tecnici e educativi del progetto. Promotori principali dell'idea furono Alfredo Tradardi, allora Assessore alla Cultura del Comune di Ivrea, e Luciano Martinengo, scrittore e regista che aveva appena terminato di redigere il libro su Cage della Emme Edizioni Dopo di me il silenzio (?) con Franco Mogni. Assieme a Cage c'era John Fullemann, il tecnico del suono che avrebbe assistito Cage nella realizzazione pratica del progetto.

L'idea consisteva nell'applicare alle piante del bosco in cima a Montestella, una collina alla periferia d'Ivrea, opportuni apparecchi elettronici in grado di amplificare e riprodurre i suoni ottenuti dallo sfregamento o dal contatto con le piante. Si trattava di un progetto indirizzato verso i bambini delle scuole elementari di Ivrea affinché potessero (ri)scoprire i suoni della natura.

Inizialmente pensato per la primavera del 1979, il progetto fu rimandato ai primi anni '80 ma per una serie di incredibili circostanze sfortunate non fu mai realizzato. Il festival tra Torino e Ivrea del maggio 1984, fu la conseguenza di questo mancato progetto vegetale.


Montestella 1979: foto di gruppo

Didascalia: Da sinistra in primo piano: Luciano Martinengo (con le cuffie), John Fullemann, Alfredo Tradardi (con l'ombrello) e John Cage [foto di Roberto Masotti]


Qui sotto potrete trovare il racconto dell'assessore alla cultura di Ivrea Alfredo Tradardi riguardo la vicenda della mancata realizzazione del park amplified project e la spiegazione tecnica di Cage e Fullemann dello stesso (entrambi gli articoli furono pubblicati sul programma del festival torinese del 1984). Ancora più in basso potrete trovare un'ampia rassegna stampa dedicata al progetto Montestella.
Infine grazie a John Fullemann è disponibile una dettagliata descrizione dell'equipaggiamento elettronico che avrebbe dovuto essere impiegato per questa sonorizzazione (e in altre occasioni).

Un doveroso ringraziamento va a Alfredo Tradardi per avermi gentilmente inoltrato tutti i materiali di questa pagina (articoli di giornale, immagini e estratti dal programma del Festival Cage di Torino/Ivrea 1984), a Luciano Martinengo per avermi messo in contatto con lui, a Roberto Masotti per le fotografie e a John David Fullemann per i materiali sulle apparecchiature elettroniche.

CAGE, o della fedeltà. Montestella d'Ivrea. Un progetto per il... 1985!

(dal programma del Festival Cage di Torino/Ivrea 1984, di Alfredo Tradardi)


Un uomo di una certa età, vestito in jeans e con un gran cesto di vimini al braccio, si avvicina all'ingresso del Municipio di Ivrea. È una domenica di febbraio del 1979.

Il vigile urbano di guardia, informato il giorno prima dell'arrivo di un americano famoso, si guarda intorno perplesso e si domanda come impedire l'accesso a questo potenziale disturbatore. Perplessità che non diminuisce quando gli viene detto che l'americano famoso, il musicista John Cage, è proprio quell'anziano signore dall'aspetto dimesso e dall'abbigliamento stravagante.

Nel grande cesto gli ingredienti della dieta macrobiotica che segue da anni, nel volto sereno un sorriso quasi da fanciullo, una gentilezza quasi femminile, l'espressione di curiosità di chi sa osservare ed ascoltare.

Sotto una pioggia leggera ma continua, accompagnato dall'inevitabile assessore alla cultura e da altre autorità locali, inizia la visita di Ivrea e dei dintorni. L'obiettivo è quello di trovare un luogo adatto per realizzare the amplified park project, la sonorizzazione di un bosco.

Montestella 1979: sopralluogo1

Didascalia: Sopralluogo a Montestella. Da sinistra: John Cage, John Fullemann e Alfredo Tradardi (che testa l'apparecchiatura) [foto di Roberto Masotti]

Con John Cage è arrivato dagli Stati Uniti John David Fullemann che ha con sé due o tre strani gadgets elettronici; lo seguono un giovane regista, Luciano Martinengo e un giovane fotografo, Roberto Masotti. Ma il più giovane è lui che esplora con cura ogni luogo, fermandosi ad ascoltare i rumori più immediati e i suoni che giungono da lontano. Il lago San Michele, l'ex Polveriera, il lago Sirio, il parco Robinson, le rive della Dora, il Convento dietro gli stabilimenti Olivetti di via Jervis, la villa di Salerano e finalmente Montestella. Al centro di Ivrea, in cima ad una collina, a Montestella i suoni della vallata arrivano adeguatamente smorzati ed è possibile al tempo stesso cogliere i rumori degli insetti.

Un lampo di gioia e di convinzione illumina gli occhi di Cage, il suo sorriso si allarga: da quel momento Montestella d'Ivrea diventa sinonimo dell'amplified park project. Due conferenze stampa, il giorno dopo, una ad Ivrea e una più tumultuosa all'OUT-OFF di Milano annunciano il progetto per maggio o al massimo settembre. Ma non se ne fa nulla.

Passano gli anni e proseguono i tentativi di realizzare l'iniziativa. John Cage ripete che realizzerà il progetto solo a Montestella di Ivrea e rimane fedele a questa scelta.

Cinque anni dopo, sempre in un mese di febbraio, a New York viene firmato il contratto. Questa volta è fatta, salvo acts of God (fatalità). Che sopravvengono due settimane dopo per l'indisponibilità di John David Fullemann, l'ingegnere del suono a cui John Cage ha affidato la realizzazione delle apparecchiature. E John Cage, che è rimasto fedele a Montestella ma anche a Fullemann, fa sapere con gentilezza ma anche con fermezza che bisogna rinviare the amplified park project.

A maggio Cage sarà a Torino e a Ivrea ma non a Montestella. Un progetto che esige delle fedeltà. Un progetto per il... 1985!

Montestella d'Ivrea

(dal programma del Festival Cage di Torino/Ivrea 1984, di John Cage e John Fullemann)


Ecco gli aspetti tecnici del progetto:

Verranno costruiti trenta piccoli sistemi elettronici composti ciascuno da un microfono sensibile alle vibrazioni, un amplificatore e una cuffia. Questi sistemi permetteranno ai bambini di spostarsi liberamente e ascoltare come strumenti musicali, numerose piante diverse tra loro. L'amplificatore, molto compatto e leggero, sta comodamente in una tasca e funziona con una pila standard a 9 volt. Il suo funzionamento è più facile di quello di una radio e non dovrebbe creare problemi a bambini dai 6 anni in su. Anche il microfono e la cuffia sono leggeri e, pur mantenendo la loro fedeltà acustica, resistono anche ad eventuali maltrattamenti. Naturalmente non presentano pericoli, nonostante sia possibile danneggiarli o usarli in modo errato. Sia i microfoni sia gli amplificatori saranno costruiti a New York da John Fullemann. Le cuffie sono disponibili in commercio: Sennheiser HD 414. Quest'ultime potrebbero provenire da New York ma suggeriamo che sia il Comune ad acquistarle in loco, così gli apparecchi rimarranno di proprietà del Comune e potranno restare a disposizione dei bambini anche dopo la nostra partenza. Nonostante l'originalità, non abbiamo cercato di brevettare questi apparecchi. La città e gli abitanti sono liberi, se lo desiderano, di riprodurre queste unità. Ampia documentazione verrà fornita all'inizio del nostro intervento.

Per prima cosa bisogna realizzare un videotape in cui un(a) bambino(a) presenta il progetto ad un altro(a) bambino(a): come si ascoltano i suoni dell'ambiente, come far funzionare l'apparecchio portatile, presentando alcuni esempi dei modi di avvicinarsi alle piante. Questo videotape sarà a disposizione dei bambini sui monitor video, durante il progetto e anche successivamente. Il Comune provvederà all'assistenza tecnica amministrativa e fornirà inoltre la telecamera, il video registratore e il monitor.

Il progetto prevede inoltre l'amplificazione dei microfoni portatili per gli altri bambini e più in generale per il pubblico. Verranno installati sul Montestella dodici potenti amplificatori altoparlanti, che potrebbero essere forniti dal Comune, almeno per la durata di quest'iniziativa. Noi consigliamo diverse unità: Pearl SG-I OI, PET -IO I, M-3 Super Gunner 150. Gli amplificatori/altoparlanti verranno disposti come segue: 5 unità lungo la facciata laterale della cappella o appesi alle travi del tetto o installati su un'impalcatura situata a metà muro o più in alto, rivolti verso l'esterno; 3 unità installate su una piattaforma sopra l'abside in fondo alla cappella, rivolti verso l'esterno; 4 unità da spostare liberamente sulla collina, a seconda delle necessità. In caso di maltempo si dovranno seguire alcuni accorgimenti: rivestimenti di plastica, forse, o rimozione degli impianti alla fine di ogni sera.

Montestella 1979: sopralluogo2

Didascalia: Sopralluogo a Montestella. John Cage e John Fullemann [foto di Roberto Masotti]

Verrà creato un'apposito sistema di interruttori a distanza per poter accendere o spegnere simultaneamente tutti i suoni amplificati. Il sistema di controllo centrale sarà collegato mediante cavi estendibili a un modulo di controllo su ciascuno dei dodici amplificatori. Il sistema di controllo centrale e i dodici moduli e i cavi necessari verranno costruiti a New York da John Fullemann.

Alimentazione minima richiesta per gli amplificatori di potenza: forse 4000 watt a 220 volt per i modelli di amplificatori specificati. E una quantità di cavi di alimentazione per permettere alle quattro unità mobili di raggiungere fino a cinquanta metri dalla cappella. I cavi devono essere robusti a sufficienza per resistere all'uso normale del pubblico.

Non è previsto il funzionamento dell'impianto di sera dopo il tramonto, quindi non sono stati studiati sistemi di illuminazione.

Alcune precauzioni dovrebbero essere prese dalla città per proteggere l'equipaggiamento in assenza di pubblico, per esempio da una guardia.

Se possibile, la cappela dovrebbe essere aperta durante il giorno in modo da diventare un luogo di riposo o di riparo per il pubblico e per le apparecchiature alla sera, alternativamente potrebbero essere usate delle tende.

Per tutto l'evento, un assistente tecnico dovrebbe essere a disposizione di John Fullemann, compreso uno spazio di lavoro per le riparazioni e modifiche che potrebbero presentarsi. Familiarità con la moderna circuiteria analogica e tecniche sonore verrà preferita.

Milano, 13 febbraio 1979.
John Cage e John Fullemann

Branches, microfoni a contatto per Montestella e Cartridge Music

(note di John Fullemann del 15 ottobre 2013)


Il Trasduttore
Ho incollato un elemento piezo-elettrico di 8x8mm circa su blocchi di gomma a una cinghia di metallo di 19mm. Un altro pezzetto di cinghia è stato creato per assicurare schermatura e protezione da cespugli e manomissioni.

Montestella 1979: 3 x contact mics

Didascalia: tre microfoni a contatto [foto dagli archivi di John Fullemann]

Gli elementi originali 11x11mm furono recuperate da microfoni a contatto economici disponibili su Radio Shack, Lafayette, eccetera.
Oggigiorno elementi piezo-elettrici montati su piastre di bronzo sono già disponibili.
I più larghi, 30mm di diamtetro e oltre, sono magnifici e sembrano più robusti.

Per Cartridge Music, John e David usarono dei pickup crystal piezo-elettrici mono phono.
Quando li acquistai si trattava di Astatic 12U dall'Ohio. Si possono trovare su eBay per 150 dollari o acquistare su CanadianAstatic. L'elemento piezo-elettrico è molto lungo e montato saldamente ad una estremità. L'altra è collegata direttamente alla puntina. L'output è enorme, valutato 4V per dischi e assai di più nelle mani di un musicista. L'elemento è molto sensibile all'umidità e può essere facilmente distrutto.

Per la cinghia di metallo ho usato strisce di acciaio 3/4 x 1/32 di pollice utilizzato per fissare assieme le casse d'imballaggio visto che era molto resistente e disponibile.

Cactus a Parigi 1978

Didascalia: John Fullemann mentre prepara l'amplificazione dei Cactus a Parigi (1978) [foto dagli archivi di John Fullemann]

Un connettore a coccodrillo (di diverse dimensioni) fu fissato con una vite all'estremità libera della cinghia.
Piccoli cactus o altro materiale vegetale sono inseriti nel connettore.
Per i cactus più grandi, inserire un ago nel connettore e infilare l'ago nel cactus. Alcuni cactus dalla forma strana necessitano due microfoni.
Il peso del cactus piega la cinghia così ottenendo un sacco di simpatiche basse frequenze. La lunghezza della cinghia modifica la risonanza.
Provate diverse lunghezze, 10-30cm.
Il segnale piezo-elettrico sarà nell'ordine dei 100mV o più su 10Mohm.

L'amplificatore portatile
Ho collegato i due terminali dell'elemento piezo-elettrico ad un amplificatore differenziale ad alta impedenza. Ciò evita rumore e ronzio, persino con illuminazione via dimmer.
L'impedenza Z d'ingresso dovrebbe essere intorno ai 10Mohm o più.
A quel tempo utilizzai uno o tre NE5534 amplificatori operazionali come amplificatori differenziali, seguiti da un amplificatore LM386 per cuffie. Il tutto funziona con una batteria a 9V MN1604.

Per Montestella decidemmo di usare delle cuffie economiche open air Sennheiser 600ohm. Adesso esistono delle cuffiette ad alta qualità da 32ohm più facilmente reperibili.

Microfono a contatto

Didascalia: microfono a contatto [foto dagli archivi di John Fullemann]

Il folle mixer
Per Atlas Eclipticalis David Berhman ed io costruimmo delle D.I. Boxes e un mixer con 23 input differenziali e 6 canali di output. Questo fu poi successivamente modificato e espanso per essere usato come il mixer aggiuntivo nella buca dell'orchestra per i tour della CDC, per Branches e Child of Tree. Le D.I. Boxes compredevano un connettore jack, un transistor FET e un trasformatore economico che alimentava un XLR bilanciato.

Mixer
Ciascun input XLR originariamente alimentava un amplificatore differenziale 3x u748 che a sua volta alimentava uno di sei bus attraverso un interruttore rotante.
Gli output inizialmente erano degli RCA non bilanciati, poi XLR, con buffer e API 600ohm isolati dal trasformatore, con sei interruttori a terra per collegare gli XLR allo chassis o meno.
Due set di input RCA aux alimentanti direttamente i bus del mix ricevono gli output dei mixer Teac di Kosugi e Tudor. In-Z=30k.

Rassegna stampa del progetto Montestella d'Ivrea


John Cage farà suonare gli alberi per i bambini

(sottotitolo: Il compositore di musica elettronica americano sarà ospite della città per far conoscere la propria esperienza ai ragazzi delle elementari)

(da La Gazzetta del Popolo, martedì 13 febbraio 1979, di Mariella Ottimo)


Il celebre compositore di musica elettronica americano John Cage, 67 anni, autore di interessanti ricerche nel campo della sperimentazione musicale, sarà ospite ad Ivrea, con molta probabilità nella prossima primavera, per far conoscere la propria esperienza ai bambini della nostra città.

La sua presenza ad Ivrea – ha spiegato l'assessore alla Cultura Alfredo Tradardi – vuole essere una riaffermazione della linea seguita dagli interventi culturali, che tende a privilegiare il momento del cambiamento.

Non bisogna dimenticare che in tal senso Ivrea e il Canavese posseggono una cospicua eredità, legata all'attività svolta intorno agli Anni '50 dalla Olivetti, che ne aveva fatto centro di esperienze, di anticipazione e di sperimentazione culturale.

Il progetto di lavoro è questo: seguendo un'idea di John Cage, che si basa sostanzialmente sull'uso di materiali vegetali (alberi, arbusti e foglie) per produrre musica, attraverso l'amplificazione elettronica dei suoni impercettibili, si vuole portare avanti un discorso di sensibilizzazione al mondo del suoni, più che alla musica tradizionale, affrontando così le carenze ormai note della scuola in campo di educazione musicale.

Nella sua parte essenziale, infatti, il progetto è rivolto al ragazzi delle scuole elementari, senza per questo escludere gli adulti che fossero interessati a seguirlo.

John Cage stesso è venuto a Ivrea, in questi giorni, per scegliere il luogo più adatto ad ospitare questa iniziativa e, dopo un esame attento, ha preferito il Monte Stella posto – ha detto – molto tranquillo, in cui i suoni che arrivano dalla città non interferiscono affatto in questa serenità. Inoltre la sua qualità sonora ed acustica è particolare.

Qui verranno installati degli amplificatori che permetteranno ai bambini di udire i suoni prodotti toccando varie parti delle piante, a cui sono applicati del piccoli microfoni. Le apperecchiature potranno essere usate individualmente, cioè ciascun bambino udrà attraverso una cuffia i suoni che produce, oppure più bambini potranno collegare i loro microfoni così da produrre suoni corali, paragonabili a quelli di una orchestra.

Ai piedi del Monte Stella verrà costituito un centro di informazione, dotato di un tetevisore a circuito chiuso, che spiegherà ai piccoli utenti il modo migliore per servirsi delle apparecchiature. Per abituare l'orecchio del bambino a percepire i suoni che lo circondano, verranno alternate ai momenti sonori, cioè di musica prodotta dal bambino, pause di silenzio in cui potrà ascoltare i rumori della natura che lo circonda.

Gli elementi fondamentali dell'esperienza musicale – ha sottolineato John Cage – sono il sapere ascoltare e il senso del tempo, che non è necessariamente il tempo musicale tradizionale. La loro conoscenza è molto più importante, per arrivare ad avere un apprezzamento della musica, che non l'apprendimento di scale e solfeggio.

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John Cage farà suonare gli alberi

(da Il Corriere della Sera, mercoledì 14 febbraio 1979, di Mario Pasi)


John Cage senza barba, quindi privato della sua aria di cacciatore di pellicce della nuova frontiera, sta preparando un altro grosso happening: non più il treno della musica, ma il boschetto sonoro. Una idea che è stata fatta propria dalla città di Ivrea, e che è stata spiegata in un incontro all'Out-Off, in occasione del lancio di un libro della Emme edizioni, intitolato Dopo di me il silenzio (?), firmato John Cage ma in realtà collage o opera collettiva in onore del Maestro.

È successo che il discorso d'Ivrea ha del tutto oscurato il momento del libro: e i giovanotti per lo più barbuti che si sono recati all'Out, solcando il gran cortile buio e raggomitolandosi nel sotterraneo monacale, hanno ricevuto l'invito per una nuova avventura di suoni. Il periodo: o fine aprile o all'inizio di giugno. Il costo di produzione: dai sei ai dieci milioni. Il luogo: un cocuzzolo morenico a lvrea, chiamato Monte Stella, dove si arriva per un ripido sentiero, si domina la città e se ne ricevono i rumori. Durata: circa tre settimane.

Accadrà che sugli alberi, i cespugli, gli arbusti, le foglie, diventeranno delle fonti sonore preparate o naturali: i bambini delle scuole, in gruppi di dodici, con una particolare strumentazione di microfoni, pinzette e amplificatori, stimoleranno le forze vegetali e ne avranno delle risposte inaspettate. In breve, da questa situazione potrà nascere un discorso liberatorio sulla musica e un contatto con coloro che insegnano musica. Non è soltanto un gioco, ma un piccolo mistero, che si inquadra piuttosto bene nello zen californtano di Cage e nel suo senso della natura (nonché nel suo dir di no alle armonie intellettuali consacrate). Questa piccola festa è anche aperta agli adulti, dice Cage, che vogliono diventare bambini.

L'assessore alla cultura del comune di Ivrea da un lato e il compositore Franco Donatoni dall'altro hanno parlato di Cage inventore di spettacoli nuovi, tali da qualificare una cultura avanzata, e di Cage profeta della musica e punto di riferimento, nel bene e nel male, delle aspirazioni delle generazioni nuove. Poi si è aperta una discussione piuttosto astratta su tecniche, scelte, richieste, immagini del futuro.

In attesa di iniziare l'operazione Ivrea, l'Out-Off intanto organizza al Conservatorio un ciclo di concerti intitolato al pianoforte nelle nuove tendenze compositive (L'entropia della musica): giovedì inizierà Cardini, sabato suonerà Antonello Neri, il 24 saranno di turno Canino e Ballista, e infine il primo marzo si esibiranno Lorenzini e Fedrigotti. Parecchi titoli ovviamente, sono di John Cage.

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Le voci della natura coordinate da Cage

(sottotitolo: il musicista americano curerà la regia sonora di un concerto costituito dall'amplificazione dei rumori del bosco di Monte Stella – Un suo libro)

(da il Giornale Nuovo, mercoledì 14 febbraio 1979)


Con il prossimo avvento della primavera anche le pendici di Monte Stella – una collinetta morenica alla periferia di Ivrea – si animeranno di nuova vita, e con l'aggiunzione di un elemento fonico al consueto risveglio vegetale: dodici sistemi amplificatori, dislocati tra i ramoscelli e i cespugli, e manovrati da un'addestrata squadra di bambini, coglieranno infatti le voci segrete della natura, convogliandole in un singolare concerto musicale.

Dell'iniziativa nuovissima hanno ieri dato notizia al pubblico giovanile. convenuto nei misteriosi sotterranei dell'Out-Off di viale Monte Santo, l'assessore alla cultura del Comune di Ivrea, Alfredo Tradardi, e Luciano Martinengo, che conta tra i promotori dell'operazione ecologico-musicale. Ma gli eporediesi hanno fatto le cose in regola, affidandone la regia sonora nientemeno che a John Cage, l'estroso americano che presiede ai cimenti dell'avanguardia musicale nei settori dell'aleatorio e del concreto.

E John Cage presenziava infatti, amabilmente rispondendo alle domande degli interventi, al convegno nella sede dell'Out-Off suggerito dalla pubblicazione recentissima per le milanesi Emme Edizioni, e a cura di Franco Mogni, del suo ultimo volume, Dopo di me il silenzio (?): un libro a più voci, con l'intervento fuori campo di numerosi specialisti del settore.

Ma dalla contingente presentazione del libro e dall'annuncio della sonorizzazione del bosco d'Ivrea il convegno si allargava a una definizione critica della personalità di John Cage, il cui profilo era, acutamente e argutamente tracciato da Franco Donatoni, il musicista veronese che da poco ha lasciato il Conservatorio di Milano per assumere all'Accademia di Santa Cecilia la cattedra di alta composizione, già retaggio di Respighi, Pizzetti e Petrassi.

Nella medesima sede di viale Monte Santo un altro incontro dava notizia, ieri mattina, di quattro imminenti concerti organizzati dall'Out-Off in collaborazione con l'Arci, e dedicati alle nuove tendenze compositive delle musiche per pianoforte sotto il titolo, attinto alla scienza terrnodinamica, de L'entropia nella musica: il primo concerto, protagonista Giancarlo Cardini, avrà luogo domani sera, giovedì, nella sala maggiore del Conservatorio.

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Cage prepara le voci del bosco

(da il Giorno, mercoledì 14 febbraio 1979)


Un libro e un bosco fanno riparlare di John Cage. Il libro intitolato Dopo di me il silenzio (?) è pubblicato in questi giorni dalla Emme Edizioni, si compone di interventi diversi per taglio e angolazione critica (Paolo Castaldi, Franco Donatoni, Sylvano Bussotti, Mario Bortolotto, Marcello Panni, Aldo Clementi, Niccolò Castiglioni, Demetrio Stratos, Gianni-Emilio Simonetti, Riccardo Bertoncelli, Walter Marchetti, Daniel Charles). Il tutto è costruito attorno a un lungo colloquio-intervista raccolto da Luciano Martinengo, oltre alla testimonianza della vittoriosa partecipazione di Cage nel '59 alla trasmissione Lascia o raddoppia? (materia la micologia).

Il bosco cui si accennava è invece sul piccolo Monte Stella, nei dintoni di Ivrea, la cui sonorizzazione è stata affidata appunto a John Cage dall'Assessorato piemontese competente. Durante un periodo di due settimane (fine aprile o primi di giugno), chiunque potrà fornirsi in luogo di attrezzature adeguate (microfoni a contatto ed amplificatori utili) per condurre in proprio (attraverso cuffie) o collettivamente (attraverso amplificatori per chitarra elettrica) un'esperienza di ascolto dei suoni della natura.

È ancora Cage a collegarci in qualche modo al ciclo di concerti intitolati significativamente L'entropia della musica: il pianoforte nelle nuove tendenze compositive contemporanee. Arci, Centro Culturale Out-Off, Radio Popolare, Telemilano 2 ne sono gli organizzatori: la Sala Verdi del Conservatorio accoglierà i quattro concerti.

Domani inaugurerà Giancarlo Cardini con pezzi di Cage, la Novelletta di Bussotti, il Solfeggio parlante di Castaldi, oltre a brani di Feldman, Lombardi e Stockhausen. Sabato 17 febbraio il pianista Antonello Neri presenterà di sua mano le proprie Microtensioni e... per pianoforte, nastro magnetico e sintetizzatore. Sabato 24 febbraio (sempre alle 21,15 al Conservatorio) Antonio Ballista proporrà brani di Cage, Castaldi, Battiato, Terry Riley. La Monte Young. Giovedì l marzo concluderà il duo pianistico Lorenzini e Fedrigotti.

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Il pianoforte nella nuova musica

(sottotitolo: illustrato da John Cage il suo progetto di sonorizzazione di un parco di Ivrea – da stasera concerti al centro culturale Out-Off di Milano)

(da l'Unità, mercoledì 14 febbraio 1979, di P.P.)


Presso il centro culturale Out-Off una confenza stampa cui presenziava fra gli altri John Cage è stata l'occasione per presentare un nuovo libro sul musicista americano, il progetto della sonorizzazione di un parco a Ivrea e un ciclo di quattro concerti organizzati dall'Out-Off al Conservatorio.

Il libro dalla Emme Edizioni è intitolato Dopo di me il silenzio (?) e raccoglie due interviste e una serie di brevi testimonianze e omaggi tra le quali figurano quelle di Bortolotto, Bussotti, Calasso, Castaldi, Castiglioni, Clementi, Donatoni e Stratos. Lo stesso Donatoni, presente alla conferenza stampa, ha ricordato il senso e i modi della propria riflessione sull'esperienza di Cage, con un breve intervento che ha costituito uno dei momenti più significativi della conferenza stampa.

In essa ha finito per occupare molto spazio l'annuncio non ancora del tutto definito di un progetto che dovrebbe essere realizzato nei prossimi mesi di aprile o a metà giugno a Ivrea. L'idea è quella della sonorizzazione di un parco (in un luogo isolato della città chiamato Monte Stella); microfoni, amplificatori e cuffie dovrebbero essenziali nell'operazione, volta ad amplificare i suoni prodotti dall'ambiente e da chi vi si trova. Si pensa ad una durata di un paio di settimane e a fare dei bambini i protagonisti dell'operazione.

Essa si riconduce alle note formulazioni della poetica di Cage, per il quale ogni suono è musica e non è necessario organizzarla con intenzioni definite. Anche lunedì sera Cage ha ribadito la propria volontà di non operare scelte acquisendo ogni aspetto del vitale, del quotidiano, ed ha ripetuto la propria nozione di sperimentale come procedimento di cui non è previsto il risultato (come esempio ha citato il caso dell'esito sonoro, appunto non prevedibile, prodotto amplificando il rumore di una foglia accarezzata).

Cage è uno di quegli autori presenti nei quattro concerti che con il titolo L'entropia della musica, il pianoforte nelle nuove tendenze compositive, l'Out-Off organizza in Conservatorio con la collaborazione dell'Arci, di Radio Popolare e di Tele Radio Milano 2. Il primo è oggi stesso (giovedì 15 febbraio) ed è affidato al pianista Giancarlo Cardini; seguono il 15 febbraio Antonello Neri, il 24 Antonio Ballista e l'1 marzo il duo pianistico Lorenzini-Fedrigotti. Gli organizzatori hanno dichiarato di essersi essenzialmente affidati agli interpreti per le scelte dei programmi e ciò spiega probabilmente la varietà delle presenze, che non tutte, a nostro parere, hanno lo stesso interesse, anche nell'ottica dell'informazione. Bisogna però dire che un contributo di informazione c'è, e che interessa vedere l'esito di un'iniziativa presa nel giro di pochi mesi da un circolo alternativo, con la speranza di coinvolgere anche certi settori del pubblico giovane finora raramente presenti ai concerti di musica contemporanea.

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Cage: adesso faccio cantare un bosco

(sottotitolo: Il musicista americano arriva in Italia per presentare un suo nuovo libro – In progetto un concerto con i suoni raccolti fra i boschi di Ivrea)

(da Tuttolibri, sabato 17 febbraio 1979, di N.O.)


Una matita che scrive su un foglio di carta, un treno che corre, sono più spesso questi gli strumenti impiegati da John Cage nella sua ricerca musicale, piuttosto che flauti o violini: suoni andati a cercare dove abitualmente non ci accorgiamo di sentirli, e poi amplificati, riprodotti e proposti a un pubblico che solo da pochi anni ha smesso di indignarsi e ha cominciato ad ascoltare.

In questi giorni la sua ininterrotta ansia di nuove espressioni sonore ha portato Cage in un bosco vicino ad Ivrea. Insieme al tecnico elettronico americano Fullemann, il musicista lo sta trasformando in un coro di voci. Agli alberi vengono applicati piccoli microfoni, che amplificano gli insospettabili suoni emessi da rami, foglie, venature, quando un tocco umano li sfiora. In questo modo il bosco diventa un immenso strumento, che l'uomo può suonare durante una passeggiata. I risultati di questo esperimento saranno registrati e trasformati in un concerto.

Un altro motivo della presenza di Cage in Italia è la presentazione a Milano del suo libro Dopo di me il silenzio(?), pubblicato dalla Emme (pagine 168, Lire 4800), il libro è di Ivrea composto da due interviste al musicista e da una serie di interventi su di lui e sulla sua opera firmati da critici, colleghi, poeti, come Bussotti, Adriano Spatola, Roberto Calasso, Franco Donatoni.

Tra Duchamp e Wittgenstein, il Buddha e Thoreau, Cage racconta e spiega il suo approccio al suono come risultato di una precisa e globale filosofia esistenziale. Mi sembra che la musica abbia lo stesso scopo della religione, della mitologia, della filosofia o di altre attività che hanno come loro ragione d'essere il mutamento dello spirito o della mente verso la gioia di vivere...

In questo suo universo fortemente estroverso gli spazi si moltiplicano e trovano un posto sia la poesia haiku che lo Zen, sia James Joyce, su cui sta conducendo un lavoro di analisi, sia i funghi, che sono il suo hobby e grazie ai quali è stata possibile la svolta economica della mia vita: la vittoria di cinque milioni a Lascia o raddoppia?. Nel libro c'è anche la trascrizione dell'ultima puntata del quiz, compresa la domanda sui ventiquattro generi di agarici e spore bianche, e i commenti di Mike Bongiorno sulla musica di John Cage.

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Cage nel bosco a raccogliere le voci dei fiori

(da La Stampa, sabato 24 febbraio 1979, di Nico Orengo)


Querce rade, cespugli di ligustro, ma soprattutto sassi scoscesi circondano la Cappella in cima al Monte Stella. Più in basso, il Santuario è un gioco di cupole e volumi, e nella valle Ivrea alle prime case si lascia soltanto intuire. Le querce rade e i cespugli brulli non lo sanno ancora, ma diventeranno la prima orchestra vegetale in Italia, il primo bosco musicale dopo quello viennese che raccontava le sue storie a Offenbach.

A primavera, quando i sassi si ammorbidiranno di erba, alberi e cespugli fioriranno di gemme e microfoni, foglie e registratori, cavi, diodi e per qualche settimana saranno preda dei bambini delle scuole elementari di Ivrea protagonisti di un esperimento di sensibilizzazione musicale ideato da John Cage e realizzato con la collaborazione dell'Azienda Turismo e dell'Assessorato alla Cultura di Ivrea. L'assessore Tradardi ha messo a punto per il '79 un programma ricco di iniziative, e ha organizzato un incontro con Cage per parlare di questa, che è indubbiamente la più spettacolare.

Col suo panierino da Cappuccetto Rosso, il giaccone a quadri sgargianti e un sorriso gentile, Cage appare lievemente incongruo nel suo seggiolone dorato nella sala del Consiglio Comunale di Ivrea. Accanto a lui e altrettanto anomalo rispetto all'ambiente, un ragazzo dall'aria ascetica: è John Fullemann, il tecnico che avrà il compito pratico di trasformare gli alberi in strumenti musicali. Insieme a Luciano Martinengo, i due spiegano l'origine e gli scopi del progetto.

Fra tutti i posti che abbiamo visitato – racconta Cage – ho scelto il Monte Stella perché mi ha colpito il modo in cui arrivano quassù i suoni della città, o quelli degli aeroplani: sono presenti ma senza disturbarne la serenità. In cima alla montagna il suono del silenzio è meraviglioso, e abbiamo pensato che circa ogni quarto d'ora i microfoni collegati agli alberi verranno chiusi per dieci minuti in modo che i bambini possano ascoltare il silenzio. Vorrei che arrivassero a provare, come l'ho provata io, una vera reverenza per l'ambiente circostante.

Dodici bambini reverenti per volta verranno istruiti da un video-tape su come si mettono le cuffie, come si attivano i microfoni, ma anche su come accarezzare un filo d'erba, picchiettare una corteccia, oscillare una foglia in modo da ottenere le giuste vibrazioni, che attraverso i microfoni saranno trasformate in suoni. Queste modulazioni naturali verranno diffuse da dodici altoparlanti posti intorno alla Cappella. Così – dice ancora John Cage – i diversi suoni diventeranno un assieme musicale.

Ma si direbbe che, da quando è salito sul Monte Stella, il pensiero di Cage più che dalla musica degli alberi sia irresistibilmente attratto da quella del silenzio. Ascoltare i suoni che arrivano in cima a una montagna è un'esperienza che mi ha folgorato, che non dimenticherò. I suoni esistenti, presenti nell'aria. Questa è una delle cose che vorrei enfatizzare nell'esperimento che faremo: l'atto di ascoltare. Vorrei che i bambini e gli adulti che tornano bambini, imparassero ad aprire le orecchie, ad accogliere i suoni. L'altra cosa importante è imparare a capire il senso del tempo musicale: siamo troppo legati alla regolarità del ritmo, invece dobbiamo accettare tempi diversi, aritmici, irregolari.

Racconta altre esperienze di musica creata da materiali naturali, un concerto che ha tenuto con conchiglie piene d'acqua, adulti a cui ha insegnato a suonare un bosco. Ma coi bambini sarà ancora meglio, saranno meno controllati, più spontanei.

E così l'esperimento di Ivrea, dodici bambini e qualche quintale di materiale elettronico tenuti insieme da un musicista famoso, diventa un possibile esempio dell'apparente vicolo cieco imboccato dall'avanguardia musicale. Mentre le altre avanguardie in campo lettereario o figurativo, cercano da qualche tempo di ritrovare un contatto reale col pubblico attraverso una ricerca che non è più semplicemente basata sulla rottura degli schemi formali, i musicisti contemporanei danno l'impressione di rifiutare di fatto la creatività, il professionismo anche, demandandoli a una spontaneità che spesso equivale a precarietà. Sempre più spesso il concerto diventa sceneggiata, girotondo, esercizio ginnico, ed è inutile cercare la musica, che, rarefatta, tende a scomparire. E d'altra parte sempre più l'autore si affida all'elettronica, ai facili suoni del computer, al piacere da enigmista di scomporre una frase musicale col mixer e l'amplificatore, e alla fine l'opera magari firmata da un musicista è in realtà il risultato di un bambino che gioca con un sintonizzatore.

John Cage naturalmente ha fatto, e farà molto di più di questo, e se ad Ivrea gli alberi li farà suonare da bambini, in altre occasioni è stato lui stesso esecutore di musica botanica. A Tokyo la chiamavano così, musica botanica, quando ho fatto un concerto con le piante di un'ora e mezzo. In Australia ho raccolto gli esemplari in un orto botanico e li ho suonati in teatro; il giorno dopo la gente del posto veniva a portarmi le piante che aveva in casa perché le facessi diventare musicali. Purtroppo però alla lunga si rovinano, le vibrazioni sono dannose, soprattutto per le piccole piante che si tengono in casa o su terrazzo.

Dunque Cage non è alla ricerca di benemerenze ecologiche. Ma il suo collaboratore Fullemann dice, senza esitazioni, che a loro i sentimenti degli alberi interessano poco. Quello che facciamo noi non c'entra niente con gli esperimenti per misurare la sensibilità delle piante, le loro emozioni. Ma in questo caso dicendo 'emozioni' si usa un termince poetico per definire una reazione chimica.

Mentre le querce e i ligustri del Monte Stella si godono la quiete invernale in attesa di essere accarezzati e spezzettati dai bambini di Ivrea, Cage insegue progetti futuri. Sincero e instancabile, crede nella possibilità di registrare il suono emesso da un filo d'erba che spunta e cresce, una gemma che si schiude e diventa foglia. Basta – dice con la sua espressione sorridente – trovare un posto molto, molto tranquillo, poi si lascia il microfono, e dopo un po' si può andare a raccogliere la musica.

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